I principali metodi di apprendimento della musica

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In questo approfondimento ci occuperemo di alcuni dei metodi di apprendimento della musica più noti al mondo. Molti di questi sono ritenuti superati, ma meritano comunque qualche parola per la loro importanza anche nel contesto del periodo in cui presero forma.

L’euritmica di Émile Jaques-Dalcroze

Oggi come grande pubblico conosciamo l’euritmica, il metodo inventato da Émile Jaques-Dalcroze, quasi esclusivamente perché ha ispirato il nome di una formazione diventata leggendaria: gli Eurythmics di Dave Stewart e Annie Lennox. Da non confondersi con l’euritmia steineriana, Jaques-Dalcroze con l’euritmica teorizza che la musica si apprenda meglio attraverso il movimento fisico.

Il “Metodo Kodály”

Il compositore e musicologo ungherese Zoltán Kodály non ha elaborato un vero e proprio metodo musicale, ma ciononostante si dà il nome di “metodo Kodály” alle indicazioni da lui lasciate sull’apprendimento musicale, che comprendono la solmisazione (in realtà di origine medievale), che è un’alternativa al solfeggio classico.

Il gioco per imparare la musica: Maurice Martenot

Volendo molto semplificare, secondo l’inventore francese la musica va interiorizzata come un linguaggio, ma sfruttando la pratica del gioco per poterla imparare con gradualità: per esempio, le notazioni musicali possono essere inserite in giochi di carte così da diventare familiari ai giovani allievi.

Carl Orff e l’elementarità

Naturalmente per tutti Carl Orff è il compositore dei Carmina Burana, ma nel 1924 fondò con Oskar Lang e Dorothee Günther la famosa “Güntherschule”, un istituto per l’educazione alla musica, alla danza, alla ginnastica, unite da una ricerca della cosiddetta “elementarità”: come per Martenot, la musica deve essere ridotta a misura di bambino. Per questo insisteva sull’uso della scala pentatonica per non scoraggiare i suoi studenti.

Il metodo Suzuki

Più vicino ai nostri giorni è il metodo di apprendimento di Shinichi Suzuki, che mette al centro del suo sistema il concetto di imitazione, già evidente nell’insegnamento del linguaggio verbale e scritto. I genitori diventano complici dell’insegnante, ripetendo al bambino frammenti di melodie che devono diventare familiari e quindi “imitabili”.

Il Metodo Yamaha

Apparso nel 1954, è legato a doppio filo all’importante produttore di strumenti musicali e dà precedenza alla pratica piuttosto che all’apprendimento della teoria: la musica diventa gioco, e a seconda dell’età dello studente ci saranno approcci diversi e graduali per non far risultare la materia troppo ostica.

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